Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 19 Aprile, 2022
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 2681-A

Grazie, Presidente. Si è già espresso molto bene, prima di me, il nostro relatore Verini sulla valutazione complessiva, politica di questa riforma, con parole che io mi sento di condividere integralmente e che mi consentono anche di svolgere un intervento un po' più leggero e breve di quello che avevo immaginato, solo per ribadire alcune delle nostre convinzioni, che abbiamo espresso a più riprese quando abbiamo parlato di riforma della giustizia, non solo di riforma del CSM e dell'ordinamento giudiziario.

Quello che approda in Aula oggi è il terzo tassello di una complessiva riforma che questo Governo ha cercato di attuare non solo per andare incontro alle richieste che ha fatto l'Unione europea al nostro Paese in relazione all'erogazione dei fondi del PNRR, ma, ancor prima e soprattutto, per provare a risolvere uno dei problemi endemici del funzionamento nel nostro Paese, che è, appunto, quello di una giustizia inefficiente e inefficace. Un problema con il quale si sono cimentati, prima di questo, tanti altri Governi - e tante altre maggioranze -, ma che, forse, oggi abbiamo la possibilità di affrontare e, non so se di risolvere, ma di avviare a soluzione, anche per il fatto che ci troviamo in circostanze eccezionali e, forse, irripetibili, perché abbiamo a disposizione i fondi del PNRR. Ricordo che una parte di questi fondi sono stati destinati proprio alla giustizia: più di 2 miliardi di euro, che andranno a coprire esigenze di personale anche attraverso l'ufficio del processo, con l'innesto di ulteriori forze che andranno ad aiutare i magistrati nel loro lavoro. Abbiamo affrontato questo tema attraverso il tentativo di riforme organiche, perché, appunto, questa è la terza riforma: abbiamo affrontato la giustizia penale, con una riforma organica, poi la giustizia civile, con una riforma organica e questo è il terzo grande tassello. È una riforma complessa e complicata, ci arriviamo dopo una lunga discussione in Commissione, non semplice: abbiamo fatto lunghe discussioni e lunghe nottate anche in Commissione, come era inevitabile, perché la maggioranza è molto larga, è molto composita, si partiva da punti di vista, spesso, molto diversi tra loro. Ma io credo che questa sia anche una buona occasione, anche da questo punto di vista, per riformare la giustizia, perché io penso che, quando si affrontano temi che hanno questo rilievo - anche da un punto di vista istituzionale, anche per i loro riflessi sui valori costituzionali, sulla vita del nostro Paese, sulla vita civile complessiva del nostro Paese - sia un bene che questi temi, così rilevanti, si affrontino con maggioranze larghe, con maggioranze anche composite, perché la sintesi che ne deriva può anche avere l'ambizione di reggere all'urto del tempo, ossia può essere una sintesi che consente alle riforme che si fanno di avere gambe più solide.

Io penso che questa sia l'ambizione che ci ha mosso, che certamente rende complicato il percorso delle riforme. È stata complicata la riforma del processo penale, forse un po' meno quella del processo civile, ma è stato, anche quello, un percorso non semplicissimo, ed è stata complicata questa.

È una riforma che, come tutte le riforme che sono fatte attraverso compromessi, scontenta molti e crea qualche insoddisfazione, ma penso sia una strada che può avere gambe solide, perché ha cercato di mettere insieme punti di vista diversi e questo, secondo me, è un buon metodo di legiferare, quando si legifera su temi e questioni di tale rilevanza. È per questo motivo che noi riteniamo che sia una buona riforma per il merito e per i suoi contenuti e non condividiamo le due polarità dei giudizi che sono stati dati su questa riforma che si possono condensare, da un lato, in chi dice che è una riforma inutile e, dall'altro, in chi dice che è una riforma gravemente lesiva delle prerogative della magistratura, tanto da giustificare addirittura uno sciopero dei magistrati. Noi non riteniamo che sia corretta né l'una né l'altra valutazione, ma che la valutazione corretta sia, invece, quella di un tentativo serio di innovare profondamente il funzionamento del CSM e dell'ordinamento giudiziario, secondo le indicazioni, le aspirazioni e gli appelli che ripetutamente ha fatto anche il Presidente della Repubblica, anche da qui, quando è intervenuto nel suo discorso di insediamento per il secondo mandato, perché sappiamo che di questo intervento c'era e c'è fortemente bisogno, perché anche gli scandali recenti che hanno colpito il CSM e il funzionamento dell'ordinamento giudiziario hanno testimoniato questa necessità e questa esigenza. Quindi, riteniamo che si sia intrapresa una strada virtuosa e non condividiamo le critiche che abbiamo letto in questi giorni.

Pensiamo sia stato utile intervenire sul sistema elettorale del CSM, ma abbiamo sempre detto e ripetuto che siamo consapevoli che non è attraverso una modifica del sistema elettorale del CSM che si possa scardinare il correntismo che ha afflitto il funzionamento del CSM in questi anni. Lo sappiamo, perché le correnti sono in grado di gestire qualunque sistema elettorale. Per noi neanche il sorteggio temperato avrebbe messo al riparo dal rischio delle correnti di riuscire a influire pesantemente sul risultato delle elezioni. Semplicemente, per noi il sorteggio, anche temperato, era un'evidente manifestazione di sfiducia nei confronti della magistratura, ingiustificata, oltre che incostituzionale, e, su questo, condividiamo le riserve che ha avuto anche la Ministra. Non è, quindi, il sistema elettorale che possa mettere al riparo dai vizi del correntismo.

Abbiamo sempre detto che questa riforma non aveva come obiettivo quello di eliminare le correnti interne alla magistratura. Non è questo il problema, perché le correnti ci saranno sempre ed è giusto anche che ci siano correnti che esprimono opzioni di politica giudiziaria, magari diverse tra di loro, e sensibilità diverse. È un arricchimento della magistratura! Il problema non sono le correnti; il problema si ha quando le correnti diventano talmente potenti e talmente incisive nel funzionamento dell'organo di autogoverno della magistratura, il CSM, da condizionare pesantemente tutte le scelte che vengono fatte dal CSM, al di là dei meriti, delle qualità e delle valutazioni oggettive che devono riguardare i singoli magistrati nella progressione delle loro carriere. È questo il problema che va affrontato e che deve essere affrontato!

Noi riteniamo che, con i meccanismi nuovi che sono stati introdotti, con questo disegno di legge, nel funzionamento del CSM e nella valutazioni dei magistrati, questa degenerazione sia in qualche modo contenuta e si possa aiutare a disinnescare questa degenerazione correntizia, cioè questa modalità attraverso la quale le correnti hanno condizionato così pesantemente la vita dei magistrati italiani, cosa che è stata mostrata in maniera palese anche dai recenti scandali.

Noi lo riteniamo possibile attraverso criteri di valutazione più trasparenti del lavoro dei magistrati. Il fascicolo del magistrato, che tanto ha destato scandalo, è nient'altro che il tentativo di inserire in un fascicolo che contiene le attività dei magistrati tutti gli elementi oggettivi che possano consentire una valutazione delle performance e delle qualità di un magistrato utili a valutare, non solo la progressione di carriera, ma anche, per esempio, le qualità che servono per assumere un ruolo all'interno di un ufficio giudiziario.

Il capo di un ufficio giudiziario: questo è valutato più oggettivamente se c'è un fascicolo che contiene le attività e che consente di capire come lavora un certo magistrato. Questo è utile! Non è una schedatura, come qualcuno ha detto; è semplicemente una modalità attraverso la quale si può consentire di valutare il lavoro di un magistrato, cosa che io penso sia utile per far emergere le qualità, per far emergere meglio le differenze che ci sono, come in qualunque lavoro, tra magistrati che lavorano bene e magistrati che lavorano male.

Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, che è stata tanto evocata come un rischio di snaturare anche l'unità della giurisdizione, che è contenuta anche nei principi costituzionali, penso sia un problema anche questo largamente sopravvalutato ed è stato già detto da tanti. Noi, con lo scorso Governo, avevamo già pensato di ridurre da quattro a due i passaggi di funzione. Con questa riforma, si riduce a uno solo, ma noi sappiamo benissimo che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani già oggi fa non più di un passaggio di funzioni nell'ambito della propria carriera e qualcuno non lo fa neanche. Quindi, stiamo parlando di una disciplina che non innova in maniera straordinaria da questo punto di vista. Dunque, credo sia un tema, anche questo, largamente sopravvalutato, anche se pensiamo che un passaggio di funzione possa aiutare quella specializzazione nelle carriere dei magistrati che può anche disinnescare alcune polemiche che, in questi anni, si sono registrate sotto questo profilo.

Poi le porte girevoli. Pensiamo che uno stop a questo passaggio così diretto tra funzioni politiche e ruolo di magistrato sia una cosa utile. Anche questa, non riteniamo che sia una cosa che cambierà i destini della magistratura, perché sappiamo che riguarda pochi casi e, quindi, non è così diffusa, però pensiamo che, per tutelare l'immagine della magistratura, di terzietà della magistratura, sia importante intervenire anche su questo e io penso che l'abbiamo fatto in maniera molto rigorosa e anche rispettosa del ruolo dei magistrati.

Insomma, pensiamo di aver fatto un lavoro che può aiutare a smontare i vizi che abbiamo visto in questi anni nel funzionamento del CSM e dell'ordinamento giudiziario e che possa aiutare a recuperare alla magistratura quel suo status di autorevolezza e anche a ridare all'opinione pubblica un po' di fiducia in una istituzione che, purtroppo, ha perduto molta di questa sua autorevolezza e fiducia in questi anni. Pensiamo che sia stato fatto un buon lavoro e che sia una riforma che può aiutare ad andare in questa direzione. Ci auguriamo che i prossimi passaggi in Aula garantiscano la tenuta di questo equilibrato complesso di norme che abbiamo approvato in Commissione e che - siamo convinti - sia un modo per consentire alla magistratura di fare un passo in avanti e di completare una riforma della giustizia organica di cui questo Paese aveva e ha molto bisogno e che, forse, può davvero essere un grande spartiacque nel funzionamento della giustizia nel nostro Paese, di cui il nostro Paese ha molto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).